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Leucosi bovina enzootica   versione testuale





PATOLOGIA
La leucosi enzootica bovina (EBL, Office International des Epizooties (OIE) B 108) è una malattia virale che colpisce il bovino adulto, caratterizzata da linfocitosi persistente (PL) o formazione di linfosarcoma (LSA), o da entrambi. Gli animali con PL molto spesso non mostrano segni clinici; quelli con LSA hanno sintomatologia che riflette la localizzazione del tumore. La causa epidemologica della malattia è il virus della leucosi bovina, un Deltaretrovirus della famiglia Retroviridae, ma altri fattori contribuiscono allo sviluppo di questa condizione. 
L'infezione iatrogena tramite aghi contaminati con sangue e strumenti chirurgici è probabilmente la via di trasmissione più frequente. La diffusione in campo della EBL richiede un contatto diretto prolungato fra gli animali o uno scambio di sangue, essudati o tessuti. La diffusione della EBL fra mandrie può avvenire attraverso animali infetti. La trasmissione verticale, il seme, o insetti ematofagi probabilmente hanno un peso in una piccola parte dei casi. Si ritiene che la trasmissione sia cellula-associata perché il bestiame infetto da EBL non produce grandi quantità di virus cell-free nei tessuti, nei secreti o escreti.

EZIOLOGIA
Il virione presenta forma sferica di circa 100 nm di diametro ed è riportabile alle particelle di tipo C. Il nucleocapside ha un diametro di 40-90 nm, mentre le proiezioni dell'envelope hanno lunghezza di circa 8 nm. Il genoma è costituito da due molecole di RNA monocatenario di peso molecolare pari a 7x106 ed è sprovvisto del gene v-onc. In condizioni naturali l'infezione è stata riscontrata nel bovino, pecora, bufalo e capibara. 

Caratteristiche di resistenza del virus

Temperatura La normale temperatura di pastorizzazione è in grado di inattivare il virus nel latte.
Disinfettanti I comuni disinfettanti sono in grado di inattivarlo rapidamente al di fuori della cellula
Sopravvivenza Nei linfociti presenti nel latte si conserva a 45° C e viene inattivato a 56° C dopo 30 min,
 a 60° C dopo oltre 1 min. Nel latte non pastorizzato, sopravvive almeno 3gg

PATOGENESI
La leucosi enzootica viene definita come malattia bifasica a lungo periodo d'incubazione. Questa definizione mira a riconoscere e sottolineare la possibilità che la forma tumorale (anatomoclinica) sia preceduta da espressioni puramente ematocitologiche con aumento numerico dei linfociti circolanti. Visto il lungo periodo d'incubazione si definisce come malattia "degli adulti" visto che decisamente predilige animali di 4-5 anni di età. Altra considerazione è che linfocitosi e forma tumorale non sono da considerarsi fra di loro patogenicamente correlate e dipendenti. La linfocitosi persistente non viene più considerata una fase pre-leucosica, ma solo risposta benigna all'infezione, ma sul piano epidemiologico i bovini linfocitosici sembrano essere più pericolosi ai fini del contagio.

SINTOMATOLOGIA
Teoricamente tutti gli organi e tessuti dell'organismo bovino possono essere sede di infiltrazione e proliferazione leucosica. Le manifestazioni cliniche e i conseguenti riflessi di ordine zooeconomico interessano una modesta percentuale di animali infetti. L'incidenza di trasformazione neoplastica è posta sull'ordine estremamente variabile da 0,4 a 5-10% degli animali infetti. Da un punto di vista clinico le adenomegalie rappresentano il motivo di più vivo sospetto diagnostico e sono apprezzabili in sede di esame obiettivo generale. I linfonodi si presentano aumentati di volume, in varia misura e fino a 6-8 volte i valori normali.
A livello sottocutaneo sulle facce laterali del collo, all'altezza della fossa del fianco o lungo i vasi linfatici afferenti ed efferenti, si ritrovano rilevatezze nodulari sulla superficie linfonodale. Tutto ciò è indice dell'intensità del processo iperplastico a livello di emolinfoghiandole o di centri linfatici subclinici. I linfonodi possono essere tutti interessati anche se sembra esserci un più frequente coinvolgimento di quelli viscerali rispetto agli scheletrici: i linfonodi pelvico-addominali sopratutto. 
Perciò nella conferma di un sospetto diagnostico l'esplorazione rettale è capace di rilevare anche le frequenti localizzazioni tumorali a carico dell'apparato genitale. La parete abomasale ed il miocardio dell'atrio destro sono gli organi prediletti per la cancerizzazione leucosica. Con relativa frequenza compaiono espressioni di esoftalmo a localizzazione uni o bilaterale, conseguenti ad infiltrazione retrolobulare. L'alterata funzione degli organi condiziona il decorso della malattia, a morti rapide e improvvise possono corrispondere casi a decorso protratto di qualche settimana o mese dopo l'apprezzamento dei rilievi adenopatici.

LESIONI
Linfoadenomegalie più o meno diffuse associate a formazioni nodulari o processi infiltranti a carico degli organi più svariati, sono le lesioni dominanti, le masse linfonodali possono raggiungere volume ragguardevole fino a parecchie volte quello normale. Nel caso di localizzazioni spleniche l'organo può raggiungere dimensioni estreme tanto da portare a lacerazione della capsula e morte per emorragia interna. Fenomeni emorragici possono determinarsi anche per ulcerazioni della mucosa abomasale. Anche a carico del rene si possono avere lesioni a focolaio con formazioni nodulari di diversa grandezza nel parenchima.

DIAGNOSI
Pur nella loro positività gli esami emocitologici come quelli istologici, si limitano a definire la sola natura leucosica del processo senza precisare il carattere enzootico o sporadico e quindi la specifica presenza del virus della leucosi enzootica. Si rende perciò indispensabile il ricorso ad indagini specifiche di ordine virologico e sierologico. La presenza del virus può essere ottenuta mediante anticorpi marcati (immunofluorescenza) o in microscopia elettronica, queste procedure sono comunque complesse e richiedono apparecchiature sofisticate. L'indagine sierologica si serve invece di metodologie più semplici quali la precipitazione in gel di agar e la tecnica immunoenzimatica ELISA. Entrambe consentono di evidenziare la presenza di anticorpi specifici entro 4-6 settimane dall'avvenuta infezione.