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Ultimo aggiornamento: Monday 10 February 2020
PUNTO CRIOSCOPICO   versione testuale





La determinazione del Punto Crioscopico del latte ha una finalità essenzialmente commerciale: individuare, nel latte di consegna, la presenza di anomale quantità di acqua estranea sia derivata da malfunzionamenti o errati utilizzi dell'impianto di mungitura e di conservazione del latte (lavaggi, disinfezioni), sia dalla eventuale aggiunta volontaria.
Non è tra i parametri obbligatori previsti dagli accordi regionali, ma può essere inserito di comune accordo dal singolo caseificio e dagli allevatori suoi conferenti.
Il parametro ha perso la valenza ufficiale che derivava dall'essere ricompreso tra i parametri di controllo previsti dal DPR 54/97 (non rientra infatti tra quelli previsti dai Regolamentari Comunitari del Pacchetto Igiene) conservando quindi la sola rilevanza commerciale.
L'introduzione del parametro "cloruri" tra le analisi eseguite sui campioni di latte di massa conferiti al laboratorio fornisce un 'ulteriore informazione di approfondimento sul tema.
E' infatti grazie al confronto tra i valori di questi due parametri (insieme ai dati storici di allevamento e alla verifica degli altri parametri compositivi) che è possibile approfondire il livello di sorveglianza sulle composizioni anomale del prodotto. 
  
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Il valore medio osservato negli ultimi anni appare ormai costante e stabilizzato (attorno a -0,525) in modo da poter rappresentare un riferimento tecnico piuttosto sicuro di genuinità del prodotto a livello quantomeno regionale. E' comunque importante sottolineare che la variabilità attorno a questo valore risulta essere tradizionalmente molto ampia sia per un fattore tecnologico ( il tipo di impianto di mungitura condiziona fortemente la presenza tollerata di acqua estranea ) sia di tipo più fisiologico ( il valore varia anche nella medesima mandria nel corso dell'anno ed in funzione di diversi fattori tra cui l'alimentazione, la fase di lattazione) sia infine di tipo zootecnico (la razza e la linea genetica degli animali). Tutto ciò porta a affrontare il tema della "sofisticazione" del latte con molta prudenza. La quota di campioni che annualmente fornisce valori di crioscopia "non conformi" come vediamo dal secondo grafico sembrerebbe attestarsi attorno al 8-9% , quindi in apparenza una quota decisamente significativa e preoccupante. In realtà l'analisi di questo dato (e ovviamente ancor di più quando si faccia riferimento alla situazione di un singolo allevamento) deve necessariamente tener conto di numerosi fattori condizionanti: il metodo analitico utilizzato per i campioni del pagamento qualità è meno preciso di quello di riferimento; trattandosi di un metodo indiretto infatti la sua precisione è fortemente influenzata dalla quantità di campione in rapporto al conservante e dalla composizione complessiva del latte. Il suo utilizzo pertanto dovrebbe essere quello di selezionare nel tempo quegli allevamenti che con maggior frequenza presentano risultati non soddisfacenti. Da questa selezione si potranno poi individuare attraverso specifici controlli e verifiche in azienda quelli che realmente consegnano una quota eccessiva di acqua estranea (sicuramente una quota limitata del 8% indicato in precedenza) da quelli per i quali invece si può "giustificare e spiegare" la comparsa di risultati inferiori al limite in assenza di un reale annacquamento. Il problema è evidentemente complesso e non può essere esaurito in poche righe è però importante differenziare le informazioni che si producono attraverso le analisi di laboratorio tra quelle di tipo diretto e relativamente definitivo e conclusivo rispetto a quelle (in genere definite di screening) che servono appunto ad indirizzare gli approfondimenti necessari limitando il raggio di azione di controlli più complessi e indaginosi.
Anche per questo motivo abbiamo più volte espresso una certa perplessità per quei contratti di compravendita che definiscono limiti rigidi e uniformi per la penalizzazione economica anche in presenza di limitati "sforamenti" di questo parametro; ciò vale ancor di più quando sulla base di un esito analitico di screening si voglia quantificare l'acqua aggiunta e determinare di conseguenza una "danno commerciale" in termini quantitativi.

La dinamica del parametro nel corso degli ultimi anni mostra una sostanziale stabilità nel corso degli anni ed una limitata variabilità stagionale che può però apparire di maggior entità quando si analizzino gli andamenti di singoli allevamenti.


 
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