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Influenza aviaria   versione testuale





QUALCHE NOTIZIA SULL'INFLUENZA AVIARIA
Secondo la nuova definizione adottata dalla UE e dall'OIE, l'Influenza Aviaria viene definita come "l'infezione che colpisce i polli causata da qualsiasi virus dell'influenza di tipo A che ha un indice di patogenicità intravenosa in polli di 6 settimane maggiore di 1.2 o qualsiasi virus dell'influenza di tipo A appartenente ai sottotipi H5 e H7". Il virus dell'influenza aviare appartiene al genere Orthomyxovirus, famiglia Orthomixoviridae ed è un virus a RNA monocatenario provvisto di envelope. I virus influenzali posseggono un genoma segmentato, caratteristica che permette il fenomeno del riassortimento genico. Il genoma codifica per 10 proteine delle quali 3 a livello di envelope stimolano la risposta immunitaria neutralizzante dell'ospite. 
Queste 3 proteine sono emoagglutinina (HA), neuraminidasi (NA) e la proteina di matrice 2 (M2). I virus dell'influenza si possono suddividere in tre tipi: A, B, C. e i virus dell'influenza aviaria sono tutti classificati come di tipo A. Questi sono ulteriormente suddivisibili in 15 sottotipi sulla base dell'antigene emoagglutinante (HA). Inoltre si conoscono 9 sottotipi di neuraminidasi differenti da un punto di vista antigenico. Per quel che riguarda la patogenicità i virus dell'influenza vengono classificati in virus ad alta patogenicità (H5 e H7), e in virus a bassa patogenicità determinati da ceppi appartenenti a tutti i sottotipi di emoagglutinina conosciuti (H1-H15). E' stato comunque dimostrato che i virus a bassa patogenicità appartenenti ai sottotipi H5 e H7 sono i precursori dei virus al alta patogenicità. 

Negli ultimi anni si è assistito ad un notevole aumento degli episodi che coinvolgono i virus H5 e H7 e questo fenomeno, anche se non completamente comprensibile potrebbe essere legato all'ecologia stessa del virus così come allo nascita di aree densamente popolate di pollame in cui le misure di biosicurezza sono piuttosto difficili da attuare e da mantenere. Inoltre si è fatta poi sempre più concreta la possibilità che virus influenzali di tipo aviare possano essere trasmessi anche all'uomo. A partire dal 1997 infatti ad Hong Kong è stato documentato il primo caso in cui un virus influenzale aviare (ceppo H5N1) è stato trasmesso direttamente dai volatili all'uomo e durante quest'episodio ben 6 persone su 18 ospedalizzate sono decedute. Nel Febbraio 2003 un nuovo focolaio d' influenza aviare sostenuto da H5N1, sempre ad Hong Kong, ha causato la morte di una persona che aveva viaggiato nell'entroterra cinese e sempre lo stesso anno in Olanda il virus aviare di tipo H7N7 è stato isolato nel personale addetto al settore avicolo e nelle loro famiglie provocando anche la morte di un veterinario addetto alle operazioni di polizia sanitaria. A partire poi dal Dicembre 2003 si è verificato un nuovo allarme nel sud-est asiatico che ha portato all'isolamento del virus influenzale aviare H5N1 e che si è dimostrato particolarmente preoccupante per i risvolti di sanità pubblica. Infatti a partire da Gennaio 2004 per arrivare agli inizi del 2005, sono già 34 i casi di morte confermati che coinvolgono la popolazione umana, provocati da questo virus.

 L'epidemia da influenza in Asia è una crisi di importanza globale e continuerà a richiedere l'attenzione da parte della comunità internazionale considerando che il virus in questi paesi è ancora in circolazione e non sarà comunque eradicato in tempi brevi.. In generale da parte di tutti i paesi ci dovrebbe essere un maggiore impegno in termini di sorveglianza e di misure di controllo dal momento che, nonostante la diffusione inter umana sia estremamente limitata, è invece piuttosto verosimile che il virus dell'influenza aviare e quello dell'influenza umana possano infettare lo stesso individuo con riassortimento dei 2 virus. Come conseguenza si avrebbe la nascita di un virus con geni interni originati da virus umano e ciò faciliterebbe la trasmissione nell'uomo, ma anche la nascita di un virus con emoagglutinina (HA) proveniente da influenza aviare. Inevitabilmente tutti questi cambiamenti sarebbero in grado di provocare una nuova pandemia.

PATOLOGIA

Il virus dell'influenza aviaria appartiene al genere Orthomyxovirus, famiglia Orthomyxoviridae, ed è un virus a RNA monocatenario provvisto di envelope. Il genoma si presenta segmentato e questa caratteristica ne condiziona e permette il fenomeno del riassortimento genico. L'influenza aviare è una patologia che colpisce i polli e viene inclusa nelle lista A dell'OIE e nell'Unione Europea il suo controllo viene imposto da una Direttiva Europea92/40/EEC. Sulla base della presenza/assenza di antigeni di gruppo comuni, i virus dell'influenza possono essere divisi in tre tipi: A, B, C. I virus dell'influenza aviaria sono tutti classificati come di tipo A. Questi risultano responsabili di gravi infezioni nei volatili, in molti mammiferi domestici e selvatici e nell'uomo.
Secondo l'attuale nomenclatura i ceppi virali vengono distinti sulla base della combinazione degli antigeni di superficie H (emagglutinine) ed N (neuroamminidasi).  Fino ad oggi sono state individuate 15 differenti emoagglutinine e 9 neuroamminidasi, riscontrabili in tutte le diverse combinazioni, la maggior parte delle quali isolate per la prima volta negli uccelli.
I virus si possono dividere in due categorie in base alla loro patogenicità.  Ceppi scarsamente virulenti possono determinare la cosiddetta influenza a bassa patogenicità (LPAI) con sintomatologia respiratoria ed enterica prevalente. Altri ceppi virali appartenenti ai sottotipi H5 e H7 possono causare influenza aviare ad alta patogenicità (HPAI), in grado di provocare la morte anche del 100% dei soggetti colpiti.

Eziologia
L'agente eziologico dell'influenza aviare è un virus a RNA appartenente alla famiglia Orthomyxoviridae, genere Influenzavirus. Include 3 tipi di influenza virus A, B, C, di cui i tipi B e C infettano solamente la specie umana, il tipo A invece è in grado di essere trasmesso all'uomo, al cavallo, al suino, altri mammiferi ed ad una grande varietà di uccelli domestici e selvatici. Tuttavia lo spettro d'ospite naturale del virus sembrano essere gli uccelli acquatici selvatici. Tre singole proteine virali e i geni che codificano per esse assumono un particolare interesse per la caratterizzazione del virus: la nucleoproteina (NP), l'emoagglutinina (H) e la neuroaminidasi (NA). 
I virus influenzali in particolare quelli di tipo A subiscono continue variazioni antigeniche determinanti per la loro patogenicità, che interessano le due proteine di superficie NA e HA, dando vita a varianti e sottotipi. La variazione antigenica è elevata e si può realizzare in due modi: attraverso il drift antigenico e lo shift. Il primo è un evento spontaneo che consiste in una piccola modificazione delle sequenze aminoacidiche, soprattutto dell'HA, mantenendo comunque un elevato grado di omologia con lo stipite virale iniziale. Lo shift (scambio genico) avviene durante l'infezione multipla quando due virus infettanti si scambiano dei geni (riassortimento genico). Un nuovo virus viene generato con caratteristiche assolutamente diverse dai ceppi originari e ciò dà vita ad un nuovo sottotipo.

Caratteristiche di resistenza del virus

TemperaturaInattivato a 56° C in 3 ore; a 60°C in 30 minuti.
SopravvivenzaRimane vitale per lunghi periodi nei tessuti, feci e nell'acqua
Agenti chimici Inattivato dagli agenti ossidanti, dai solventi dei lipidi, da ß-propiolattone
DisinfettantiInattivato dall'utilizzo di formalina e dai composti dello iodio


PATOGENESI
Molte specie aviari domestiche e selvatiche si infettano con il virus dell'influenza. Queste includono polli, tacchini, anatre, oche domestiche, quaglie, fagiani, psittacei, emu, pernice, ecc. Alcuni animali infetti mostrano i sintomi della malattia, mentre altri no. Fra le specie domestiche di volatili i tacchini sono quelli più frequentemente coinvolti in episodi di influenza; anche i polli risultano coinvolti ma in maniera minore. Il virus dell'influenza aviare di tipo A produce una serie di sindromi nei volatili che vanno da blande infezioni al tratto respiratorio superiore, a calo dell'ovodeposizione, a malattia sistemica fatale. La severità della malattia dipende da fattori multipli, inclusa la virulenza del virus, lo stato immunitario e la dieta dell'ospite, l'infezione batterica associata e gli stress imposti all'ospite. In funzione della loro patogenicità nei polli e tacchini, il virus influenzale A viene classificato come virulento (provoca peste aviare) o avirulento (provoca malattia moderata o asintomatica). La maggior parte dei virus dell'influenza isolati in campo risultano avirulenti; virus virulenti non sono mai stati isolati in volatili d'acqua apparentemente sani, con l'eccezione di isolati patogeni raccolti da anatre o oche nelle vicinanze di focolai di influenza dei polli. I virus influenzali vengono secreti dal tratto intestinale nelle feci di uccelli infetti. La modalità di trasmissione può essere sia diretta che indiretta e includere anche il contatto con aerosol o con altri materiali contaminati da virus. Fina a quando i volatili infetti espellono grandi quantità di virus con le feci, differenti sostanze come gli alimenti, l'acqua e le attrezzature possono contaminarsi e contribuire alla disseminazione del virus. La trasmissione acquatica potrebbe fornire il meccanismo per la perpetuazione anno dopo anno del virus dell'influenza nell'habitat naturale dei volatili d'acqua. Il virus dell'influenza aviare è stato infatti prontamente isolato dai laghi dell'Alaska, luoghi ideali per accoppiamento dei volatili acquatici in migrazione.

DIAGNOSI DI LABORATORIO
Inoculazione di uova embrionate di pollo di 9-11 gg seguita da:
- Dimostrazione di emoagglutinazione
- Test di immunodiffusione per confermare la presenza del virus A dell'influenza
- Determinazione del sottotipo con antisiero monospecifico
- Valutazione della virulenza attraverso l'indice di patogenicità intravenosa (IVPI) in polli di 4-6 settimane

Test sierologici
- Test dell'emoagglutinazione e dell'inibizione dell'emoagglutinazione
- Test di immunodiffusione in agar-gel

Esami virologici
Per l'isolamento virale si utilizzano feci, contenuto intestinale e tracheale prelevati da soggetti morti. Inoltre vengono utilizzati singolarmente o come pool organi quali polmoni, sacchi aerei, intestino, milza, cervello, fegato e cuore. Nell'animale vivo si effettuano tamponi tracheali e cloacali.

PREVENZIONE E CONTROLLO
Profilassi sanitaria

- Evitare il contatto tra pollame allevato e uccelli selvatici
- Evitare l'introduzione nell'allevamento di volatili di cui non si conosce lo stato sanitario
-Controllare il movimento delle persone
- Usare appropriate procedure di lavaggio e disinfezione
- Tecnica del tutto pieno tutto vuoto e formazione di gruppi della stessa età e sesso
In caso di focolaio:
- Abbattimento di tutti gli animali
- Distruzione delle carcasse e dei loro prodotti
- Lavaggio e disinfezione
- Vuoto sanitario della durata di almeno 21gg

Profilassi vaccinale

In passato la vaccinazione contro il virus dell'influenza aviare ad alta patogenicità (HPAI) veniva giudicata negativamente, in quanto alcuni individui vaccinati potevano comunque infettarsi e diffondere il virus virulento.
Nei recenti focolai in Pakistan e Messico, sono stati impiegati vaccini inattivati per contrastare la rapida diffusione della malattia. In tutto il mondo sono comunque commercialmente disponibili vaccini inattivati a virus intero o a subunità per l'uomo, suini ed equini. Per la specie aviare, con il controllo del virus HPAI basato sullo stamping out, sono disponibili solo vaccini per il controllo di infezioni con ceppi a media patogenicità, anche se sono state proposte strategie di controllo di infezioni da virus ad alta patogenicità che includono la vaccinazione. Questi prodotti sono in grado di attenuare la patogenicità dell'infezione e la gravità della malattia che ne consegue, ma non forniscono una protezione paragonabile a quella derivante da infezione naturale, in grado di proteggere saldamente da una successiva reinfezione. Sono in fase di sperimentazione vaccini di nuova concezione a subunità virali che offrono interessanti prospettive. I vaccini per uso umano vengono comunque annualmente aggiornati includendo nel prodotto immunizzante antigeni di nuovi ceppi emergenti. I vaccini per i mammiferi d'allevamento includono stabilmente i ceppi classici dell'influenza suina ed equina.