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RECENTE RASSEGNA SULLA POTENZIALE TRASMISSIONE DEL VIRUS INFLUENZALE AVIARE (H5N1) TRAMITE Lā019ACQUA E I LIQUAMI; LE VIE PER RIDURRE I RISCHI PER LA SALUTE PUBBLICA
Review of latest available evidence on potential transmission of avian influenza (H5N1) through water and sewage and ways to reduce the risks to human health

Scopo della trattazione è l‘aggiornare sulle ricerche sui virus influenzali.
Sono noti tre tipi di virus dell‘influenza: A, B e C. Il virus di tipo A è patogeno per l‘uomo, i volatili, i suini, il cavallo e per altre specie animali. I volatili selvatici sono i portatori naturali di questi virus. Il virus A dell‘influenza è responsabile di pandemie. Il virus di tipo B interessa solo la salute pubblica e, generalmente, è responsabile di epidemie meno severe di quelle causate dal virus di tipo A. Il virus dell‘influenza di tipo C è responsabile di lievi patologie nell‘uomo e non ha importanza per quanto riguarda la salute pubblica. In questo contributo del World Health Organization si è preso in considerazione solo il virus influenzale di tipo A che ha diversi sottotipi definiti, in base alle proteine emoagglutinanti H e N localizzate sulla sua superficie. I virus sottotipo H sono, dal punto di vista epidemiologico, i più importanti in base alla loro capacità di aderire e penetrare nelle cellule quando le stesse si moltiplicano. Certi sottotipi sono poco patogeni, mentre altri sono dotati di alta patogeneticità.
L‘influenza nell‘uomo, patologia stagionale che si manifesta con ipertermia, tosse, mal di gola, emicrania è sostenuta dal virus di tipo A di cui ne esistono tre sottotipi: H1N1, H1N2 e H3N2 responsabili delle maggiori epidemie. L‘influenza aviaria o influenza degli uccelli è ben nota e, in questi ultimi anni, ha impegnato l‘attenzione dei ricercatori. E‘ sostenuta dal virus di tipo A la cui trasmissione si verifica normalmente tra i volatili. Meno comunemente l‘influenza di tipo A infetta il suino e, in rare occasioni, anche l‘uomo. Il sottotipo del virus influenzale di tipo A, noto come H5N1, è molto contagioso tra i volatili e puņ causare una significativa mortalità in certe specie. Nei rari episodi in cui il virus è stato trasmesso dai volatili all‘uomo, è stato responsabile di polmoniti, interessamento di molti organi e spesso anche causa di decessi. Secondo quanto ha riferito la WHO sino al 12 maggio 2006 si sono verificati ben 208 casi di trasmissione all‘uomo con ben 115 episodi di morte.
I volatili acquatici sono considerati i naturali portatori dei virus influenzali di tipo A. Molti di questi non hanno una sintomatologia clinica anche quando sono eliminatori di grandi quantità di virus. Questi volatili, asintomatici, sono le riserve "silenti" del virus capaci di perpetuarne la trasmissione. I volatili domestici, come ad es. le anatre, possono essere intermediari trasmettitori tra i volatici acquatici e i polli. Generalmente la trasmissione tra gli uccelli di un virus a bassa patogeneticità puņ causare, durante la replicazione, la formazione di nuovi ceppi di virus ad alta patogeneticità (HPAI).

Vie di trasmissine tramite l‘acqua
I volatili infetti eliminano grandi quantità di virus con le feci, la saliva, le secrezioni nasali. La massima eliminazione del virus si verifica nelle prime due settimane post infezione. Si è inoltre potuto stabilire che un‘ anatra infetta elimina 10¹ŗ EID50 nelle 24 ore. E‘ stato accertato che un‘anatra, che defeca annualmente da 7,5-10 Kg. di escrementi e un‘oca che ne defeca 12,5-15 kg, sono gli uccelli acquatici in grado di eliminare oltre 3x109  EID50 di virus per gr di escremento.
Gli escrementi o altre secrezioni dei volatili migratori, siano essi sintomatici o asintomatici, possono inquinare le acque dove vivono. Il virus influenzale di origine aviaria è stato infatti isolato dalle acque di sei laghi in Canada dove erano presenti anatre che, di conseguenza, defecavano notevoli quantità di escrementi infettanti; dai laghi degli Stati Uniti; dalle acque stagnanti di Hong Kong.

Sopravvivenza del virus nelle acque
La sopravvivenza del virus nelle acque puņ prolungarsi anche per lunghi periodi; le informazioni note sulla variante H5N1 sono precarie. Una prima ricerca ha stabilito che la variante del virus influenzale H3N6, isolato negli Stati Uniti nel Missisipì, poteva essere reisolata anche dopo 32 gg se il materiale per l‘isolamento veniva conservato a 4°C mentre non lo era dopo 4 giorni se conservato a 22°C. Si è messa in evidenza la caduta di circa 4 unità logaritmiche alla conservazione a 4°C in 32 giorni e di oltre 8 alla temperatura di 22°C.
In una seconda ricerca, in cui sono stati usati cinque virus influenzali aviari a bassa patogeneticità (H3N8-H4N6-N6N2-H12N5-H10N7), il potere infettante del virus in acqua distillata si è mantenuto per 207 giorni alla temperatura di 17 C° e per 102 giorni alla temperatura di 28°C.
Altre ricerche sulla sopravvivenza del virus dell‘influenza aviaria nell‘acqua hanno dimostrato che lo stesso si mantiene vitale per differenti periodi a seconda della temperatura, del pH e della concentrazione salina del mezzo di conservazione. Per esempio, si è dimostrato che il virus sopravvive più a lungo in presenza di un basso livello di salinità e al pH di 8.2. La sopravvivenza più bassa si verifica quando il virus viene esposto a 28°C con 20 ppt di salinità e al pH di 8.2.

Sopravvivenza del virus nei liquami, nelle deiezioni, nei rifiuti degli animali
Non vi sono esatte informazioni sui fattori che favoriscono la sopravvivenza dei virus H5N1 nei liquami o sull‘effetto dei processi di trattamento inerenti la loro concentrazione. Le quantità di virus vengono ridotte a differenti livelli sia per quanto riguarda i rifiuti umani come per quelli animali, a seconda del tipo di trattamento ma, comunque, non vengono completamente eliminati. Inoltre, i titoli dei virus possono aumentare in certi trattamenti o in parti di rifiuti (come, ad esempio, nei rifiuti solidi) tramite la sedimentazione e nei processi di separazione della parte solida da quella liquida.
Ricerche sulla sopravvivenza dei virus influenzali nelle feci umane e in quelle animali hanno stabilito che la persistenza puņ dipendere da diversi fattori come il tipo di virus, le caratteristiche delle deiezioni, la temperatura e da altre condizioni. Il tempo di infettività dei virus influenzali nelle feci e nelle secrezioni dei volatili dipende dal pH e dalle condizioni climatiche ma, generalmente, dopo quattro settimane dalla infezione, non puņ più essere isolato dalle deiezioni. Le anatre infettate con il virus H5N1 lo hanno conservato ad alti titoli a livello della trachea e della cloaca con alti picchi di eliminazione e ancora dopo tre giorni dalla avvenuta infezione.
Il virus H5N1 è stato isolato dalle feci delle anatre dopo tre giorni dalla avvenuta infezione (le anatre erano state infettate con 106 EID50 di virus in 1 ml) a 2.25-3.75 log10 EID50  per gr di feci fresche, ma non più isolabile dopo che le stesse erano state conservate durante una notte alla temperatura ambiente (20°C). Il titolo del virus nelle feci fresche conservate a 25°C diminuì pur rimanendo isolabile per 7 giorni. Quando le feci fresche venivano conservate alla temperatura di 4°C il virus poteva essere isolato sino al 20°giorno mentre alla temperatura di 37°C poteva essere reisolato, sempre dalle feci fresche, sino a 4 giorni (2 ceppi) e per 6 giorni (2 ceppi). Questi risultati suggeriscono come le feci fresche rimangano altamente infettanti (a qualsiasi temperatura), che i virus H5N1 nei depositi di feci o nei terreni posso essere più rapidamente inattivati che il virus H5N1 nell‘acqua e che la sopravvivenza del virus diminuisce alle temperature elevate.
Il virus H5N1 si conserva alle basse temperature ed è responsabile di diffusione della infezione durante i mesi invernali. Recenti ricerche (non ancora pubblicate) hanno accertato che gli attuali ceppi H5N1 possono sopravvivere a lungo nelle feci anche a temperature considerevoli e ciņ puņ spiegare la ricomparsa di questa virosi in Asia nei mesi estivi.

L‘uso degli antivirali nei reflui puņ portare, in pratica, all‘aumento della resistenza dei virus influenzali in natura?
Vi sono preoccupazioni sulla possibilità che un antivirus specifico per il virus influenzale impiegato nella terapia o nella profilassi non venga completamente annullato, o degradato, durante il normale trattamento dei reflui. Questo ne potrebbe determinare la concentrazione nelle acque naturali come puņ avvenire nelle pandemie influenzali quando l‘antivirus viene somministrato ad un notevole numero di animali raggiungendo livelli in cui, in natura, puņ aumentare la resistenza dello stesso virus. Ciņ puņ aumentare il rischio che questi virus, aumentando la loro resistenza, possano anche divenire patogeni per l‘uomo.
Attualmente non vi è una evidenza credibile per quanto riguarda il perché i livelli di questa sostanza antivirale nei reflui possa essere bassa e, probabilmente, più bassa rispetto ai livelli necessari per l‘attività biologica di oseltamivir nelle acque (dell‘ordine di uM in vitro). Di conseguenza non è ancora definitivo se gli eventi biologici che si possono verificare in un virus (un agente biologico intracellulare obbligato) o nel suo ospite (cellule) possano portare all‘emergenza di resistenza da parte del virus alla sostanza terapeutica come risultato della presenza nelle acque di scarico.
I trattamenti biologici delle acque di scarico hanno un tempo della durata di 4-8 ore (tempo convenzionale) sino a 24 ore (ventilazione prolungata). La capacità di un antinfluenzale chimico come oseltamivir di conservarsi ad una esposizione biologicamente attiva sia a processi di biodegradazione e di trasformazione non è chiara e non è stata ancora adeguatamente studiata.
L‘esposizione del virus influenzale nelle acque (di scarico) a una sostanza antivirale potrebbe generare reazioni chimiche tra il virus e l‘antivirale che, per esempio, potrebbe reagire e risultare in un complesso in grado di portare alla selezione biologica di mutanti resistenti. Ancora, perché si verifichi una selezione biologica di mutanti virali resistenti, deve essere coinvolto nel processo un ospite vivente del virus come, ad esempio, un mammifero o un volatile. Il virus dell‘influenza e la sostanza antivirale devono essere presenti contemporaneamente nell‘ ospite vivente, per formare un complesso in cui si verifichi l‘interazione virus-ospite che possa portare alle mutazioni virali risultanti nella resistenza del virus alla sostanza. Queste reazioni o mutazioni di selezione genetica non si verificheranno de novo nell‘ambiente extracellulare come, ad esempio, nei reflui o nelle acque. Come ritenere per vero che un evento di selezione biologica possa semplicemente avvenire in quanto i virus e le sostanze chimiche sono entrambi presenti nelle acque o nelle acque di scarico, è ipotetico e inconsistente con il ruolo conosciuto dell‘ospite biologico nei processi biologici necessari che risultano nella selezione di mutanti virali resistenti.

Sopravvivenza del virus in altri elementi inerenti all‘igiene
La sopravvivenza dei virus influenzali in elementi come la polvere, vettori inanimati, aria, aerosol è riportata nella prima tabella allegata alla pubblicazione originale in cui, in differenti diverse colonne, si riportano gli elementi di conservazione (acqua, feci, uccelli, vettori inanimati, ecc..), le categorie dei virus (influenzali, influenzali aviari, generali, ecc.), le caratteristiche di sopravvivenza, i dati bibliografici di riferimento.

Trasmissione
Per quanto riguarda i virus influenzali umani, la loro trasmissione si verifica principalmente con l‘inalazione (aerosol) o per contatto diretto.
Allegati al documento originale:
- ricerche inerenti la persistenza del virus: acqua, acqua di rifiuto, deiezioni, volatili, altri animali, polveri inquinanti, aerosol. 12 riferimenti bibliografici.
- igiene negli ambienti e precauzioni nelle scuole: igiene nell‘ambiente domestico e nelle comunità. 4 riferimenti bibliografici.
- acqua, sanità, igiene e trattamenti delle deiezioni dei volatili: acqua potabile (qualità microbiologica, disinfezioni, acqua potabile:parametri chimici e radiologici). 24 riferimenti bibliografici.
- acqua: trattamenti con il cloro. 

WORLD HEALTH ORGANIZATION

Ultimo aggiornamento di questa pagina: 28-SEP-09
 

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