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Ultimo aggiornamento: Tuesday 30 April 2019
Malattia   versione testuale





Le clamidiosi animali sono un gruppo di malattie infettive sostenute dalle clamidie (gen. Chlamydia), batteri intracellulari largamente diffusi in natura su scala globale nei mammiferi e uccelli e più di recente rinvenuti anche in alcuni rettili, anfibi e pesci. Alcune clamidie patogene per gli animali possono causare malattia nell'uomo, quindi sono comprese tra gli agenti di zoonosi.
La trasmissione delle clamidie tra gli animali e tra animale e uomo avviene per contatto diretto, per lo più tramite l'inalazione di aerosol contaminati da secreti e escreti di soggetti infetti. Molti animali possono essere portatori asintomatici e disseminatori delle clamidie nell'ambiente. La trasmissione tramite artropodi vettori è possibile ma ritenuta di importanza molto limitata. La trasmissione interumana è possibile, ma è da considerare un evento raro.
La malattia si manifesta con quadri clinici diversi a seconda delle specie animali e degli apparati e sistemi maggiormente interessati (apparati respiratorio, digerente, genitale, locomotorio, sistema nervoso). Nei volatili d'affezione, tra cui diverse specie di pappagalli, sono frequenti le forme setticemiche con decorso acuto/iperacuto e alta mortalità o i quadri di malattia respiratoria a decorso subacuto con mortalità più o meno grave in rapporto all'efficacia del trattamento farmacologico. Nei ruminanti hanno in genere maggior rilevanza le patologie riproduttive quali l'aborto e la natimortalità, in particolare nelle pecore e capre, e le endometriti nel bovino. Similmente, nel suino le clamidiosi si manifestano con patologie riproduttive che comprendono l'aborto e l'infertilità, ma anche con patologie oculari (congiuntivite) e dell'apparato digerente (enterite). Nel gatto si osserva una congiuntivite spesso ricorrente e una polmonite, che compare anche in associazione con infezioni virali.
La diagnosi delle clamidiosi si basa sul quadro clinico e su alcuni accertamenti di laboratorio specialistici che consistono nel rilievo delle clamidie con metodi biomolecolari e/o rilievo di anticorpi specifici con esami sierologici. La terapia si basa sull'utilizzo di antibiotici della classe delle tetracicline (prima scelta) o dei macrolidi. Sono disponibili commercialmente vaccini per i mammiferi (pecora, capra, gatto) ma non per i volatili, né per l'uomo.
In Italia, tutti i casi descritti di clamidiosi zoonotica sono sempre stati riferiti al contagio da volatili d'affezione e quindi riportati sotto la denominazione di psittacosi-ornitosi, la cui etimologia fa riferimento alla trasmissione dell'infezione da pappagalli o da altri uccelli. La psittacosi-ornitosi è classificata tra le malattie della "classe V" del D.M. 15 Dicembre 1990. Il riepilogo dei casi osservati nell'uomo deve essere comunicato annualmente dalle aziende sanitarie locali alla Regione e da questa al Ministero. I casi rilevati negli animali devono essere segnalati dai Servizi Veterinari ai Servizi di Igiene e vige la reciprocità d'informazione tra medici e veterinari.


 

Per informazioni più dettagliate, vedi Approfondimento malattia.