LA BIOLOGIA DELLE CELLULE STROMALI MESENCHIMALI (CSM) E LE PROBLEMATICHE APERTE

Si è svolto presso l’IZSLER un incontro organizzato dal Laboratorio Colture Cellulari dell’Istituto Zooprofilattico in collaborazione con l’Associazione Italiana Colture Cellulari- Onlus (AICC) e con il Gruppo Italiano Staminali Mesenchimali (GISM).
La tematica della giornata ha riguardato gli approfondimenti sulla biologia e sulle caratteristiche peculiari delle cellule stromali mesenchimali (CSM) evidenziate dai differenti relatori. I partecipanti erano principalmente biologici, biotecnologi, medici e veterinari.
La giornata ha avuto inizio con due relazioni relative alla diffusione delle CSM nell’organismo, alle possibilità di isolamento, nonché alle caratteristiche immunologiche da esse presentate.
E’ stato evidenziato come differenze significative esistano fra le CSM isolate da differenti sedi dell’organismo (midollo osseo, tessuto placentare, tessuto adiposo) soprattutto per quanto concerne la loro concentrazione, capacità di proliferazione e differenziamento che si riduce con l’amplificazione seriale in vitro.
Un ruolo basilare relativo all’applicazione delle CSM riguarda la possibile associazione a supporti biologici tridimensionali “scaffolds” ed evoluzione verso l’ingegneria tissutale.
Un aspetto molto dibattuto e oggetto di preoccupazione da parte delle autorità regolatorie riguarda l rischio di trasformazione e oncogenicità correlato all’impiego di CSM sottoposte ad amplificazione in vitro.
A oggi, dopo migliaia di trattamenti con CSM nei vari trials clinici nel mondo, non è stata segnalata l’insorgenza di tumori. Tuttavia resta fondamentale la messa a punto di un pannello di metodi standardizzati che possa consentire di accertare le caratteristiche di sicurezza delle CSM nei confronti di eventuali rischi oncogeni in cellule espanse in vitro secondo fasi produttive spesso ancora diverse tra loro.
Una parte del convegno è stata dedicata ad una tematica molto dibattuta riguardante il rapporto tra le CSM e la crescita neoplastica. Una presentazione si è focalizzata su neoplasie del tessuto osseo (osteosarcoma e sarcoma di Ewing) sottolineando che affinchè le CSM possano dare origine a cellule tumorali sono necessarie numerose alterazioni cellulari, infrequenti in condizioni naturali e che non consentono, con i dati attuali, di confermare tale ipotesi.
L’osservazione che le CSM abbiano uno spiccato tropismo per la massa neoplastica deve essere bene indagata, perché potrebbe essere considerata un evento sfavorevole che offre tuttavia anche una possibilità di sfruttamento nell’ottica di una prospettiva terapeutica: le CSM potrebbero essere utilizzate quale veicolo di farmaci diretti verso il tumore stesso. La conferma di tale conclusione è derivata dalle osservazioni che CSM sono fisiologicamente in grado di internalizzare farmaci anti-tumorali che sono successivamente rilasciati nel tempo a concentrazioni sufficienti a produrre un potente effetto anti-tumorale e anti-angiogenico sia in vitro che in vivo. Ciò suggerisce che cellule mesenchimali /stromali possono essere utilizzate come veicoli di chemioterapici senza alcuna manipolazione genetica.